La crociata delle tenebre by Giulio Leoni

La crociata delle tenebre by Giulio Leoni

autore:Giulio Leoni
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: giallo storico
editore: Mondadori
pubblicato: 2007-10-14T22:00:00+00:00


9

12 novembre, nel tardo pomeriggio

Dante attraversò la piazza del Pantheon, ingombra come al solito dei banchetti dei venditori. A tratti brevi scrosci di pioggia gelida tornavano a cadere, disperdendo momentaneamente la folla che cercava rifugio sotto il colonnato del tempio, trascinando con sé i carretti ricolmi di merci.

La legazione fiorentina non doveva essere lontana. Chiese indicazioni a un uomo che all’aspetto gli sembrava più affidabile delle altre facce da avvoltoio che si aggiravano tutto intorno.

L’uomo gli indicò una stretta strada che piegava sulla destra. «Non c’è una chiesa dei vostri compatrioti» gli spiegò gentilmente. «Come possiedono Teutoni e Lombardi. Ma so che i fiorentini si ritrovano dalle parti della Navona. Potete provare da quella parte.»

«La Navona? Una nave?»

«Sì, la riconoscerete facilmente. Non potete sbagliare.»

Dante seguì le sue indicazioni. Dopo un centinaio di passi la strada sfociò in una grande piazza dalla forma oblunga, circondata su entrambi i lati lunghi da una muraglia di case di altezze diverse. Si guardò intorno. Il luogo ricordava effettivamente nella forma lo scafo di una grande nave. Doveva essere quella l’origine di quel nome singolare, si disse mentre cercava di individuare la propria meta. Chiese ancora a un paio di passanti, ricevendone solo alzate di spalle o sguardi indifferenti, poi finalmente una donna che andava ad attingere acqua con una brocca sulla testa gli indicò un vicolo appena visibile tra due case.

«Là in fondo, messere. È lì la piazza dei fiorentini.»

In fondo al vicolo c’era uno slargo, su cui affacciava la fronte di un palazzetto a tre piani, sulla cui facciata risaltava la forma di un giglio scolpito senza troppa maestria. Si diresse verso la porta, incorniciata da due pile di mercanzie.

Lo stretto corridoio era ingombro di casse e di balle di lana. Alcuni facchini all’opera tentavano di dare un ordine ai colli, ammucchiandoli uno sull’altro in pile che giungevano fino al soffitto. Dante si fece strada nell’esiguo passaggio che era restato libero, e si avvicinò a un uomo ben vestito che sembrava intento a saggiare tra le dita la qualità di una pezza di seta.

«È questa la legazione fiorentina?» chiese. L’altro continuò in quello che stava facendo, sollevando appena gli occhi su di lui. «Legazione fiorentina? Il fondaco della Lana, vorrete dire. Ma vi conosco» esclamò subito dopo, tornando a fissarlo con maggiore attenzione. «Non siete messer Durante, degli Alighieri?»

Dante annuì. «Certo, vi ho visto a Firenze!» tornò alla carica l’altro. «Siete nel Consiglio, uomo di Parte Bianca! Siete a Roma per vendere o comprare?»

Il poeta si strinse nelle spalle, cercando a sua volta di riconoscerlo. Gli pareva una fisionomia già vista, ma nella poca luce il nome gli sfuggiva. O forse era la sua memoria a tradirlo: solo pochi anni, quando Firenze viveva chiusa nella cerchia delle mura antiche, prima che dal contado si riversasse la marea di bastardi e di avventurieri che l’avevano snaturata, avrebbe saputo chiamare per nome praticamente ogni suo concittadino adulto. Vendere o comprare! Era questo il marchio che segnava la fronte di ogni dannato fiorentino, fiammeggiante come quelli a fuoco impressi sulle balle di stracci tutto intorno.



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